Petrolio in declino dal 2022: quali le prospettive adesso? Da inizio anno il petrolio sta guadagnando solo il 2% ma se ci concentriamo sui massimi di aprile 2024, dove il prezzo del petrolio ha raggiunto gli 88$ al barile, i prezzi sono scesi di oltre il 25%.
Nel 2022, post pandemia, abbiamo assistito a picchi che non si registravano dal 2008, intorno ai 120$ al barile per poi cominciare una lenta discesa fino ai giorni nostri.
Cosa sta causando questa tendenza di lungo periodo di deprezzamento del petrolio?
I CFD/Spread Bets sono strumenti complessi e comportano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. 82,67% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro nelle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valuta se comprendi il funzionamento dei CFD/Spread Bets e se puoi permetterti di correre l'elevato rischio di perdere il tuo denaro. Si prega di notare che gli Spread Bets sono disponibili solo per i residenti in UK.
Andiamo ad analizzare i 2 fattori principali:
OPEC+
L’OPEC è l’organizzazione dei principali paesi esportatori di Petrolio ed è stata fondata nel 1960. L’organizzazione inizialmente era composta da Iraq, Iran, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela ma successivamente ha accolto altri membri, fino a raggiungere l’attuale composizione di13 partecipanti.
Nel 2016, gli stati membri hanno firmato un accordo con altri 10 paesi produttori di petrolio per creare quello che ora è noto come OPEC+ (OPEC PLUS).
L'obiettivo di questa organizzazione è di gestire la produzione petrolifera e coordinare la produzione, governando, in parte, i prezzi globali del petrolio.
I risultati passati non sono indicativi dei risultati futuri.
Il prezzo di un bene o di una materia prima, come il petrolio, si basa sulla domanda e sull’offerta.
Controllando l’offerta, i paesi OPEC possono determinare i prezzi del petrolio? La risposta è NO! L’organizzazione non è in grado di controllare la domanda mondiale di petrolio, che dipende principalmente dall’andamento delle maggiori economie.
La diminuzione della domanda è proprio il motivo del calo dei prezzi del petrolio degli ultimi anni.
Da febbraio 2024, otto membri dell’OPEC+, tra cui Arabia Saudita e Russia (i più grandi produttori di petrolio), hanno volontariamente ridotto la loro produzione di circa 2,2 milioni di barili al giorno (riduzione dell’offerta).
Sebbene inizialmente l’OPEC avesse pianificato di diminuire questi tagli a partire da ottobre 2024, il calo attuale dei prezzi del petrolio ha portato a un’estensione dei tagli volontari per altri due mesi (almeno fino a dicembre 2024).
CINA
La Cina è una delle economie più grandi al mondo, di conseguenza l’andamento della propria economia e in particolare la bilancia dell’import export è capace di influenzare i prezzi di materie prime e beni finali a livello globale, tra cui il petrolio.
Analizzando i dati ufficiali delle importazioni cinesi degli ultimi anni è possibile notare come sia stato registrato un calo importante dai massimi del 2021, andate addirittura in territorio negativo a metà 2023. Importazioni basse si traducono in offerta in eccesso (a parità di produzione), obbligando i produttori OPEC a dover tagliare la produzione per mantenere bilanciata la domanda e l’offerta.
L’OPEC sta attualmente tagliando la produzione di un totale di 5,8 milioni di barili al giorno, pari a circa il 5,7% della domanda globale. Nell’ultimo report ufficiale dell’OPEC, si nota come le proiezioni future della domanda di petrolio cinese per l’ultimo trimestre del 2024 e per tutto il 2025 non sono riviste a rialzo, ma anzi, rimangono in territorio estremamente basso.
I risultati passati non sono indicativi dei risultati futuri.
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La produzione industriale cinese rimane ai minimi annuali e il settore manifatturiero si trova in fase di rallentamento. Le proiezioni economiche cinesi non sono rosee e sarà difficile vedere una ripresa entro la fine 2024. Il governo cinese nelle ultime settimane ha attuato diverse politiche fiscali di stimolo, come il taglio dei tassi di interesse e l’iniezione di liquidità all’interno del mercato.Purtroppo per la Cina pesa molto il tracollo immobiliare visto nel 2023, con il default di Evergrande e altri istituti immobiliari.
GUERRE-GEOPOLITICA
Le guerre e le tensioni geopolitiche hanno sempre influenzato i prezzi del petrolio nella storia e proprio in questi mesi stiamo vivendo, purtroppo, due guerre coinvolgenti grandi potenze su due fronti diversi: Russia-Ucraina e Israele e Palestina/Libano.
Negli ultimi giorni le notizie di attacchi iraniani sopra Israele hanno riacceso i prezzi del petrolio, che guadagna oltre il 6% dai minimi del 12 settembre.
Attualmente scambia sopra i 70$ al barile.
I risultati passati non sono indicativi dei risultati futuri.
I motivi dell’aumento dei prezzi sono da ricercarsi nella paura che sorgano ulteriori problemi di approvvigionamento in caso di attacchi a siti di estrazioni o alle esportazioni tramite navi cargo o mezzi su ruote.
Nonostante le guerre e la geopolitica riescono a spingere al rialzo i prezzi del petrolio, solitamente ciò avviene sui periodi relativamente brevi, di conseguenza appena le tensioni si allentano i prezzi tendono a riprendere la tendenza principale.
Oltre ai punti citati in questo articolo ci sono tanti altri motivi e altri paesi che influenzano i prezzi del petrolio.
Disclaimer:La finalità del presente articolo è meramente informativa e didattica. Le informazioni qui riportate non costituiscono consulenza in materia di investimenti e non contemplano la situazione finanziaria o gli obiettivi individuali degli investitori. Le informazioni relative ai risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. Per quanto permesso dalla legge, in nessun caso, Capital.com (o un suo affiliato o dipendente) assume responsabilità per qualsiasi perdita incorsa a causa dell’utilizzazione delle informazioni fornite. Chi agisce in base a tali informazioni lo fa a proprio rischio. Qualsiasi informazione che possa essere intesa come “ricerca di investimento” non è stata preparata in conformità ai requisiti legali stabiliti per promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e dunque deve essere considerata comunicazione di marketing.
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